Metti Una Domenica a Milano
Fin da piccola mia mamma mi ha sempre portata a visitare musei e città d’arte, ma non so come proprio Milano era stata lasciata un po’ da parte. Forse perchè così vicina o forse perchè vista come la città conosciuta e vissuta nella vita di tutti i giorni.
Fatto sta che ultimamente ci siamo riproposte di scoprire le gemme più nascoste di questa città o semplicemente rivisitare luoghi visti anni addietro e che non ricordavamo più.
La prima tappa è stata proprio la riscoperta di un luogo simbolo di Milano che amo osservare da sempre, ma che non ricordavo bene all’interno. Il Duomo di Milano. Gli interni lasiano senza fiato tanto quanto l’esterno. Soprattutto per quanto riguarda il magnifico organo che sarà ristrutturato a breve.
A partire dal museo del duomo che non avevo mai visitato prima, con le sue statue e i suoi capitelli che ti fanno osservare da vicino la grandezza delle opere d’arte contenute all’esterno e all’interno della chiesa. E in seguito il duomo stesso che, detto sinceramente, non ricordavo per nulla.
La seconda tappa è a Casa Verdi, o come la definì Giuseppe Verdi stesso “L’opera mia più bella”. La casa fu concepita nel 1889 da Verdi stesso come luogo in cui ospitare i musicisti meno fortunati. La casa si affaccia sulla pizza che ospita la statua di Verdi e per questo è facilmente riconoscibile.
La realizzazione della casa andò dal 1896 al 1899 sotto la guida dell’architetto Camillo Boito. L’unica richiesta che fece Verdi fu che la casa venisse aperta ai suoi ospiti solo dopo la sua morte e che le tombe sue e di sua moglie Giuseppina fossero custodite nella cripta all’inetrno della casa.
la casa iniziò ad ospitare i primi ospiti il 10 ottobre 1902 e da allora sono migliaiai musicisti in dificoltà economiche che trovano casa e accoglienza in questa struttura.
La chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore è stata la tappa successiva. Una visita più che consigliata per chiunque voglia rigfarsi gli occhi con gli interni completamente dipinti. Sia le pareti che il soffitto sono decorati con affreschi realizzati da Bernardino Luini e agli allievi della sua scuola tra il 1522 e il 1529. Gli affreschi ritraggono le storie dei santi, parbole e della vita di Gesù.
La chiesa ha una struttura particolare data dal fatto che era frequentata dalle suore di clausura. La parte anteriore è divisa da quella posteriore dedicata alla suore da una parete chiamata Coro delle Monache, che potevano comunicare tramite una grata posta al centro della parete.
Le scene dipinte sono particolarissime e piene di dettagli. Le più famose sono quella di San Sigismondo che offre a San Maurizio il modello della chiesa e quella del grande affresco dell’Acra di Noè che colpisce per la sua particolarità. Ma se si guarda più attentamente ci si acorge anche di piccoli oarticolari nascosti come il fatto che il pane presente nel’affresco dell’ultima cena non sia pane azzimo, bensì una michetta.
Piccole perle che catturano l’attenzione e meritano di essere viste di persona.
Se la chiesa di San Maurizio è un tripudio di arte classica e scene bibliche, la chiesa di San Fedele è completamente l’opposto.
Tanto amata da Manzoni e citata nei suoi Promessi Sposi, la chiesa è gestita dai Gesuiti che hanno voluto dare spazio tanto alla religiosità quanto all’arte contemporanea.
Non ci si aspetterebbe mai di trovarsi delle opere di Fontana all’inetrno di una chiesa, ma lui e molti altri sono gli autori delle opere esposte in questo luogo.
Vicina al teatro alla scala, tanto da essere utilizzata negli anni da innumerevoli ballerine, alle quali è stata riservata una cappelletta che un tempo aveva un’entrata secondaria dalla quale potevano entrare anche quendo la chiesa era chiusa.
Nella cripta sottostante la chiesa sono presenti le tombe di quattro principi asburgici. Oltre a queste vi sono però svariate opere d’arte contemporanea, tra le quali la via crucis realizzata da Fontana, una statua marmorea di prelato giacente, dello scultore Bambaia, due pannelli dell’artista irlandese Sean Shanahan e un’installazione di Jannis Kounellis dal nome“Installazione dell’Apocalisse” che rappresenta una croce sospesa nel vuoto racchiusa in un sacco. Secondo l’artista la croce si rivelerà al pubblico solo al momento dell’apocalisse. Innumerevoli i richiami di arte contemporanea anche all’interno della chiesa con installazioni di specchi che creano giochi di riflessi e corridoi che creano illusioni ottiche. Nella cappella delle Ballerine si possono ammirare sulla parete l’installazione di scarpette sospese lungo la parete.